Scontro totale tra i partiti sul ddl Zan alla vigilia dei primi due round a Palazzo Madama. Dopo che Italia viva ha deciso di fare asse con Matteo Salvini e rinnegare il testo che ha contribuito a scrivere alla Camera, il percorso per il disegno di legge contro l’omotransfobia è sempre più accidentato. La prima resa dei conti sarà domani martedì 6 luglio alle 11, quando si riunirà il tavolo dei capigruppo che dovrà trovare un difficile (se non impossibile) accordo sul testo contro i reati legati all’omofobia fermo da settimane in commissione Giustizia. Salvo sorprese, poi si passerà in Aula dove, alle 16.30, si voterà sulla calendarizzazione della norma, secondo quando deciso negli scorsi giorni, con l’accordo per portare il testo in Aula il 13 luglio. Se per la calendarizzazione anche i renziani hanno annunciato che voteranno a favore, il balletto si aprirà se si dovesse andare alla conta in Senato: senza i 17 voti di Italia viva infatti, sono circa 141 i Sì (75 M5s, 38 Pd, 6 Leu, 8 Autonomie e 14 del Misto) che potrebbe avere il ddl Zan e al momento 135 i contrari (20 Fdi, 51 Fi e 64 Lega). A questi potrebbero aggiungersi alcuni senatori del gruppo Misto e i dissidenti dei partiti di centrodestra che, a scrutinio segreto, potrebbero decidere di votare a favore. Tra le ultime adesioni nel Misto c’è stata quella dell’ex M5s Lello Ciampolillo. Ma al momento il calcolo non basta per far stare tranquilli Pd e M5s che, a loro volta, temono i franchi tiratori all’interno dei gruppi.

L’ennesimo appello di Salvini – Proprio sui numeri che ballano, grazie all’assist di Matteo Renzi alle destre, punta ora il leader della Lega Matteo Salvini. Che ha rilanciato la sua proposta di modifica del testo, con un appello ai partiti: “Condividiamo entro domani un testo senza ideologia, bavagli e bimbi coinvolti”, ha detto. Ma soprattutto ha ricattato (di nuovo) il Partito democratico: “Spero che Letta e il Pd non insistano nella loro strada solitaria perché rischiano di affossare totalmente e definitivamente la legge”, ha detto. M5s e Pd per il momento però rispondono compatti e respingono l’ipotesi di tornare a discutere sulle modifiche: “L’appello di Salvini non cambia nulla”, ha detto il vicepresidente dei senatori dem Franco Mirabelli. “La Lega ha bloccato il ddl Zan, non mi pare che siano credibili questi appelli. Andiamo in Aula il 13 e vediamo, ognuno si prenderà le sue responsabilità”.

Letta: “Iv si faccia carico della legge con noi” – Un concetto ripetuto in serata da Enrico Letta. “Non capisco la posizione di Iv che ha fatto un lavoro di merito importante alla Camera, e insieme a Pd, Leu e M5s ha votato la legge alla Camera e improvvisamente ha cambiato idea. Questo testo passa esclusivamente con i voti di quelli che l’hanno approvato alla Camera, Lega e Fdi non la vogliono. Quella maggioranza si deve far carico della legge. Renzi si fa scudo dietro al voto segreto, noi non lo chiederemo”, ha detto il segretario del Pd “In Onda” su La 7. “Tutti quelli che l’hanno votata alla Camera, quelli stessi la votino in Senato, che problema c’è?”, ha continuato, replicando alla Lega: “Salvini chiede un patto? Venerdì – ha proseguito Letta – è riuscito a fare una intervista al Financial Times dicendo ‘noi non siamo più estremisti‘ e il venerdì pomeriggio Orban chiude un documento di segno opposto e lui lo firma, dicendo cose opposte. Come faccio a fidarmi di uno che la mattina dice viva l’Europa e Draghi e il pomeriggio viva Orban e abbasso l’Europa?”.

M5s: “Noi sempre leali” – E anche i 5 stelle hanno assicurato che il gruppo è compatto: “Ricordo che nel percorso della legge contro l’omotransfobia il Movimento 5 stelle ha sempre dato prova di grande determinazione e lealtà”, ha detto il capogruppo 5 stelle in Senato Ettore Licheri. “Il M5s ha una parola sola e nessuno può permettersi di insinuare dubbi sulla nostra compattezza o, peggio, preparare colpi bassi per il giorno della votazione in Aula del Senato. Il disegno di legge Zan è nato alla Camera anche grazie al lavoro del Movimento 5 stelle, che aveva una sua proposta integralmente confluita nel testo approvato e frutto di un’accurata mediazione che abbiamo condotto con senso di equilibrio. Siamo sempre stati i difensori di tutti diritti e lo saremo soprattutto ora che Italia Viva pensa di giocare di tattica sulla pelle dei più fragili”. Gli esponenti di M5s hanno anche lanciato il contro-sospetto che sia Iv a tirarsi indietro nelle votazioni a scrutinio segreto. “Non bisogna avere paura del voto segreto – ha detto Giuseppe Brescia – semplicemente perché quella prova è stata superata già alla Camera con ben 3 voti segreti, incluso quello finale sulla legge. Se Renzi non sa garantire la coerenza dei suoi senatori è un problema suo”. A parlare per il Pd è stato anche Alessandro Zan, dopo aver parlato con il segretario. Zan, che è stato relatore alla Camera, ha ricordato come il testo approvato a Montecitorio e inviato al Senato “sia già frutto di una mediazione, lunga, faticosa ma anche entusiasmante“, in cui i parlamentari di Iv sono stati protagonisti, con gli emendamenti di Lucia Annibali, Gabriele Toccafondi e Lisa Noja, approvati, e che ora Faraone chiede di modificare. “Amici di Iv – ha detto – non fatevi utilizzare da Salvini come cavallo di Troia per entrare nelle pastoie del Senato ed affossare la legge; non cadete nella trappola”.

Il voltafaccia di Renzi – Intanto il voltafaccia di Italia viva è ufficiale, ribadito sui giornali e in una diretta Facebook ad hoc dal senatore Matteo Renzi: “Siamo di fronte a una legge che, così come è, verrebbe affossata dai voti segreti”, ha detto a Repubblica. Poi parlando sui social, ha cercato di giustificarsi con toni a dir poco nervosi e concitati: “Io sono per votare il provvedimento” ma “se Calderoli fa milioni di emendamenti qualcuno va a scrutinio segreto. Si rischia”, ha detto. Concetto ribadito dalla capogruppo alla Camera, Maria Elena Boschi, che indica il ritorno al testo di legge proposto da Scalfarotto, come unica via d’uscita. “Lega e Fdi votino quelle modifiche”. Via dal testo Zan il termine ‘identità di genere’ e ritorno alla definizione contenuta nel ddl a firma dell’attuale sottosegretario agli Interni, che parlava di omofobia e transfobia. Una strada che però era già stata cassata dai giuristi e dalla stessa Italia viva in commissione perché le generiche “omofobia e transfobia” “non vennero ritenute abbastanza precise per garantire la determinatezza del precetto penale”. Inoltre Iv punta a ribadire il rispetto ‘dell’autonomia scolastica’, lasciando libertà di scelta agli istituti in merito alle iniziative contro l’omofobia da svolgere in classe. Altro passaggio che, la stessa ministra renziana Bonetti, fino a pochi mesi fa diceva non servisse. Questi emendamenti di Italia viva, a quanto trapela, verranno raccolti dal presidente della Commissione Giustizia, Andrea Ostellari, che punta poi a fare una sua sintesi, raccogliendo il contributo di tutti i gruppi.

La protesta del mondo Lgbt – Protesta naturalmente Arcigay che vede ora sempre più difficile, anche questa volta, portare a casa la legge. “Oggi Renzi ufficializza la svendita delle persone lgbti+ nel suo mercato con Matteo Salvini”, si legge in una nota del segretario generale Gabriele Piazzoni. “Un fatto vergognoso, che lo rende connivente con i peggiori omofobi della nostra classe politica”. Che prosegue: “La notizia era nell’aria da tempo, ma fino all’ultimo abbiamo voluto sperare che questa retromarcia fosse evitata, quantomeno per difendere la dignità degli stessi esponenti di Italia Viva, a partire dalla ministra Elena Bonetti, che ha diretto la cabina di regia del gruppo bicamerale che ha redatto il testo di legge, fino all’onorevole Lucia Annibali, che ha contribuito ad emendarlo alla Camera. In nome di un accordo ormai evidente con la Lega, Matteo Renzi sacrifica le persone lgbti+ e la credibilità dei suoi stessi parlamentari, oggi incredibilmente silenti. Proprio ai parlamentari, in particolare ai senatori, rivolgiamo un accorato appello: portate la legge in aula così com’è e approvatela, contraddicendo gli ordini del senatore fiorentino e seguendo la vostra coscienza. Da settimane i nostri Pride urlano questa richiesta, non possono girare la testa dall’altra parte”, conclude Piazzoni.

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