Una Regione al collasso

“Il Covid ha evidenziato i problemi ambientali della Lombardia. Bisogna reagire”

La Rete che raccoglie 50 associazioni propone di affrontare 10 aspetti critici: il traffico, il trasporto pubblico, la decarbonizzazione, l'innovazione tecnologica degli impianti industriali, il superamento dell'incenerimento rifiuti, la disincentivazione degli allevamenti intensivi, la riduzione del consumo di suolo e la riforestazione massiva dei territori

Di Rete Ambiente Lombardia
29 Giugno 2021

Di recente, una cinquantina di associazioni sul territorio lombardo, hanno dato vita ad una Rete tutt’ora in ampliamento, che possa portare alla politica tutta—comunale, provinciale, regionale—le istanze di una società civile preoccupata per il pessimo stato delle condizioni ambientali nella regione; condizioni che l’epidemia di Covid ha avuto la forza di evidenziare in modo drammatico. Il progetto di Rete Ambiente Lombardia – che comprende un insieme eterogeneo di coordinamenti, associazioni, gruppi locali che nelle diverse province della regione si occupano di temi che riguardano la tutela dell’ambiente e della salute pubblica o che hanno una spiccata sensibilità in tal senso, è ad ampio raggio. Anzitutto sono state coinvolte non solo realtà che si occupano di ambiente, ma anche associazioni di varia natura, compresi gruppi appartenenti alla fascia giovanile che garantiscono alla Rete una visione ampia e trasversale. La prima azione congiunta si è concretizzata con il lancio di una petizione sulla piattaforma Change.org sull’annosa questione dell’inquinamento atmosferico e del diritto a respirare, tema tornato prepotentemente attuale: recenti studi hanno infatti mostrato che vi è una connessione almeno indiretta tra l’impatto devastante del Covid e le cattive condizioni dell’aria.

In Lombardia, un territorio altamente industrializzato, antropizzato e con una conformazione orografica sfavorevole, vengono rilasciati quotidianamente nell’aria ossidi di azoto, particolati, acidi, metalli pesanti, formaldeide, ammoniaca, benzene, Ipa, diossine e altri pericolosi veleni cancerogeni. A questa esposizione sono ricollegate diverse malattie come reazioni allergiche pesanti, problemi polmonari, ictus, infarti, asma e molti altri.

Il Covid ha avuto la forza di evidenziare problemi, che in particolare in questa regione, sono strutturali e hanno una profonda attinenza con la questione ambientale come la carenza di un sistema sanitario di prevenzione e territoriale, i disservizi di un trasporto pubblico sempre al collasso e l’irrespirabilità dell’aria che ha favorito il condizionamento della mortalità legata al virus. Basti solo fare un esempio: le due città più straziate dalla pandemia, Bergamo e Brescia, sono anche quelle con i valori più alti in Europa per mortalità dovuta a Pm 2,5.

Nella petizione, la rete, rivolgendosi agli amministratori comunali, provinciali e regionali lombardi, chiede, anzitutto, l’apertura di un confronto istituzionale stabile con la Regione, dove l’associazionismo ambientalista e la società civile possano avere voce in capitolo, avvalendosi anche dell’apporto tecnico scientifico di organismi indipendenti.

Viene inoltre chiesto di affrontare il complesso problema dell’inquinamento atmosferico in maniera estesa e strutturale attraverso “dieci passi” che toccano tutti gli aspetti fondamentali fra i quali: il traffico, il trasporto pubblico, la decarbonizzazione, l’innovazione tecnologica degli impianti industriali, il superamento dell’incenerimento rifiuti, la disincentivazione degli allevamenti intensivi, la riduzione del consumo di suolo e la riforestazione massiva dei territori. Viene posta attenzione anche al sistema di monitoraggio e alla riorganizzazione del sistema sanitario partendo da una medicina di prevenzione.

La petizione e la sensibilizzazione sulle condizioni dell’aria rappresentano solo un primo passo importante: Rete Ambiente Lombardia ha intenzione non solo di interessarsi ad ampio raggio delle questioni che riguardano le cattive condizioni dell’ambiente lombardo, ma di lanciare alla società civile tutta, alla politica, alle comunità religiose, all’associazionismo, l’idea di siglare un patto che, proprio a partire dalla riconsiderazione del valore essenziale dei 5 elementi fondanti -aria, etere, acqua, fuoco e terra -,possa ricostruire un rapporto più rispettoso con il territorio. Trasformando la regione anche in “motore ecologico” e facendosi promotrice di iniziative che sappiano coagulare intorno a progetti condivisi il consenso di associazioni ambientaliste operanti nelle altre regioni della Pianura Padana e su tutto il territorio nazionale, affinché la transizione ecologica sia autentica e non solo auspicata.

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